Patologie maligne

La milza può essere sede di neoplasie maligne che, al pari di quelle del resto dell’organismo si possono suddividere in tumori maligni primitivi e tumori maligni secondari (o metastasi). Tra i primi abbiamo gli angiosarcomi, che originano come degenerazione delle cellule dei vasi sanguigni, i linfosarcomi, che derivano dalle cellule dei vasi linfatici, i linfomi, che sono i più frequenti e che, originando dalle cellule del sistema immunitario della milza o dei linfonodi sparsi nel corpo, possono formare grosse masse addominali coinvolgendo la milza e gli organi vicini, e le leucemie, altri tumori originati dalle cellule del sistema immunitario che causano alterazioni delle cellule del sangue e che più raramente interessano la milza.

Tra i secondi, invece, i tumori che più frequentemente possono causare metastasi alla milza sono i tumori del polmone, della mammella, dello stomaco, della prostata, del fegato e il melanoma.

I sintomi di un tumore che colpisce la milza possono essere molto generici e, in alcuni casi, ricordano quelli di un normale raffreddore (per la ridotta capacità di combattere le infezioni).

Uno dei sintomi che più chiaramente indica che c'è qualcosa che non va a livello splenico è l'ingrossamento della milza (splenomegalia), che però non è necessariamente associato alla presenza di un tumore. Altri sintomi che possono rappresentare un campanello d'allarme sono: dolore addominale, soprattutto nella parte alta dell'addome, dolore alle ossa o alle articolazioni, facile sanguinamento, stanchezza, febbre e brividi, infezioni frequenti, aumento della sudorazione notturna, linfonodi ingrossati o perdita di peso. Tutti questi sintomi possono dipendere da molte patologie, non necessariamente di tipo oncologico, e per stabilire la causa di ciascuno è necessario rivolgersi al medico. In alcuni casi la milza ingrossata può andare incontro a rottura spontanea.

Nel caso di sintomi che possono far pensare a un tumore della milza, il medico procede innanzitutto con un'accurata anamnesi (raccoglie informazioni sulla storia clinica del paziente) e rivolge domande sui sintomi e sugli eventuali fattori di rischio (lavoro a contatto con sostanze pericolose, familiarità per linfomi o leucemie, eccetera).

Con una semplice palpazione dell'addome è possibile valutare se la milza è ingrossata, mentre l'esame del sangue è in grado di individuare eventuali problemi a livello delle cellule ematiche, inclusa l’anemia (bassi livelli di globuli rossi). L'esame del midollo può inoltre indicare la presenza di leucemie o linfomi. Le tecniche di diagnostica per immagini sono molto utilizzate per la diagnosi definitiva di tumore della milza: l'ecografia è in grado di verificare la presenza di anomalie nella struttura dell'organo e a volte anche di distinguere i diversi tipi di patologia presenti, mentre la TAC o la risonanza magnetica vengono impiegate per determinare se e quanto il tumore si è diffuso ad altri distretti corporei. La biopsia, strumento principale per la diagnosi di molti tumori, è difficile da effettuare sulla milza poiché il rischio di emorragia è molto elevato. All'analisi istologica (dei tessuti) si preferisce l'esame citologico su campioni di cellule prelevati con la tecnica dell'ago aspirato.

I linfomi vengono classificati in quattro stadi di gravità crescente, indicati con i numeri romani da I a IV, utilizzando un sistema di stadiazione chiamato classificazione di Lugano. La classificazione si basa sul numero di localizzazioni e sulle sedi interessate dal linfoma. Se è coinvolta la milza, il numero romano può essere seguito dalla lettera S (in inglese spleen = milza).

Anche i sarcomi vengono classificati in quattro stadi, da I a IV, ma per la stadiazione si utilizza il sistema TNM, dove T indica l'estensione del tumore, N il coinvolgimento dei linfonodi e M la presenza di metastasi. Gli angiosarcomi della milza sono tumori aggressivi che tendono a dare metastasi ai linfonodi e ad altri organi (fegato, polmone, ossa). I pazienti che hanno la prognosi migliore sono quelli a cui il tumore è diagnosticato precocemente ed è asportato chirurgicamente prima che la milza si rompa.

La scelta del trattamento più adatto per il tumore della milza dipende innanzitutto dal tipo di malattia (linfoma, sarcoma o altro) e da quanto è diffusa, ma anche dalle condizioni di salute generale del paziente.

La chirurgia rappresenta sicuramente uno dei trattamenti principali del tumore della milza: l'intervento di splenectomia permette di rimuovere completamente l'organo, senza il quale è possibile continuare a vivere in modo normale (a parte eventuali piccoli problemi di ordine immunitario e linfatico).

Anche la radioterapia e la chemioterapia hanno un ruolo nella terapia dei tumori della milza. Sia il protocollo di radioterapia (dose di radiazioni, numero di sedute) sia il tipo di farmaci scelti dipendono dal tipo di tumore ed entrambi possono essere somministrati in forma adiuvante (dopo l'intervento chirurgico, per eliminare le cellule tumorali rimaste) o neoadiuvante (prima dell'intervento chirurgico, per ridurre le dimensioni del tumore).

Nuove possibilità di cura possono arrivare dalle terapie a bersaglio molecolare, in cui si utilizzano farmaci che colpiscono molecole precise sulle cellule tumorali, come per esempio alcuni recettori o proteine coinvolte nella formazione di nuovi vasi, o dall’immunoterapia, capace di stimolare il sistema immunitario contro il tumore.

In alcuni casi specifici, per il tumore della milza si può scegliere un approccio "conservativo", di vigile attesa, che consiste nel non intervenire direttamente con chirurgia, chemioterapia o radioterapia, ma tenere sotto controllo la malattia e intervenire solo al momento più opportuno.