Embolizzazione

L’embolizzazione è usata da molti anni nel trattamento dei tumori primari del fegato. Sfrutta l’azione di piccole particelle per ostruire i vasi sanguigni che alimentano il tumore, per affamarlo delle sostanze nutrienti che usa per svilupparsi. Queste particelle sono spesso combinate con un farmaco chemioterapico, in modo che esso venga iniettato direttamente nel fegato. Oggi, le terapie di embolizzazione sono sempre più usate per il trattamento dei tumori metastatici del fegato, la cui efficacia conta sulla loro capacità di ostruire i vasi ma soprattutto sul loro effetto di somministrazione mirata di una dose potente di farmaco al fegato.

Le terapie di embolizzazione possono essere usate da sole o in combinazione con terapie farmacologiche, per trattare i tumori metastatici se la chirurgia o l’ablazione non sono adatti, e possono essere efficaci per rendere più piccole le lesioni epatiche, in modo che diventino trattabili con la chirurgia. 

Come per l’ablazione con radiofrequenze, l’embolizzazione è effettuata dal radiologo interventista, che usa un’apparecchiatura radiologica speciale per guidare un catetere da un piccolo foro d’ingresso nell’inguine, attraverso i vasi sanguigni fino ad arrivare nel fegato. Le particelle vengono poi iniettate attraverso il catetere. Le particelle possono essere utilizzate per trasportare la chemioterapia o dosi di radioterapia mediante:

  • Chemio-embolizzazione trans-arteriosa (TACE) trasporta materiale embolico unito con un farmaco di chemioterapia (solitamente irinotecan) direttamente al fegato. Se il tumore non può essere asportato chirurgicamente o non c’è possibilità di trapianto, il trattamento d’elezione è la chemioembolizzazione. Questa tecnica consiste nell’infusione di farmaci chemioterapici (che uccidono le cellule tumorali), legati a sferette di materiale inerte, nell’arteria epatica. Infatti, i tumori del fegato sono irrorati dai rami dell’arteria epatica, mentre il tessuto epatico sano è nutrito da un altro vaso, la vena porta. Proprio per questo, l’iniezione selettiva dei farmaci nei rami dell’arteria epatica può determinare la formazione di un embolo o di un’occlusione nei soli vasi che irrorano il tumore, limitando la tossicità per il tessuto sano. I risultati ottenuti con la chemioembolizzazione sono buoni: si è osservata una riduzione significativa della massa tumorale nel 40-50% dei casi; inoltre la metà dei pazienti trattati sopravvive più di un anno dal trattamento. Buoni candidati per la chemioembolizzazione sono pazienti non operabili e non resecabili, con malattia confinata al fegato (HCC a noduli multipli o a nodulo singolo di dimensioni superiori a 5 cm), in buone condizioni generali e con funzionalità epatica non compromessa; sono esclusi i tumori classificati come grado C secondo il sistema di Child.
  • Radio-embolizzazione trans-arteriosa (TARE): utilizza minuscole particelle contenenti Ittrio-90 radioattivo, che viene iniettato direttamente ai tumori del fegato, offrendo la radioterapia “dall’interno”. La TARE è anche talvolta indicata come “trattamento di radioterapia interna selettiva” (selective internal radiotherapy treatment o SIRT).